

L’industria del caffè in Uganda copre un’ampia gamma di altitudini e microclimi, producendo sia Robustas ad alta resa sia Arabiche di pregio coltivate in quota. Sul piano internazionale, l’Uganda si è affermato come protagonista: primo esportatore di Robusta in Africa e produttore in rapida crescita di Arabiche premium. Il settore rappresenta circa il 20–30% delle entrate in valuta estera del paese e sostiene 1,7–1,8 milioni di famiglie rurali. Nel 2024/25 la produzione è stata di circa 6,7 milioni di sacchi da 60 kg (≈ 400.000 t) di caffè verde, con una composizione di circa 85% Robusta e 15% Arabica. Questo modello “a doppia filiera” è raro in Africa: il Robusta garantisce volumi stabili e continui, mentre l’Arabica d’altitudine apre l’accesso ai mercati specialty.
Il caffè in Uganda viene coltivato dalle pianure fino a 2.200 m, generando due distinti profili di origine:
Arabica di alta quota — Coltivata sul Monte Elgon, nei Rwenzori e negli altopiani del West Nile (≈ 1.400–2.200 m). I lotti commercializzati come Bugisu o Rwenzori si distinguono per acidità vivace e note fruttate. La raccolta principale va generalmente da ottobre a marzo (Est) e da settembre a novembre (Ovest), con una piccola “raccolta volante” nella stagione più secca.
Robusta di bassa quota — Coltivato sotto ≈ 1.400 m nelle aree centrali, sud-occidentali e attorno al lago Vittoria. Caratterizzato da rese elevate e buona tolleranza alla siccità, presenta picchi di raccolta in settembre–novembre e talvolta una seconda raccolta in aprile–luglio. I suoi chicchi offrono corpo pieno e alto contenuto di caffeina, ideali per miscele e per il mercato del solubile.
Piccoli produttori — Gran parte della produzione (oltre l’85–90%) proviene da piccoli agricoltori con superfici tipiche tra 0,5 e 2,5 ha (molti anche < 0,5 ha). Le cooperative e i centri di raccolta locali sono fondamentali per l’aggregazione e la commercializzazione; la consociazione caffè–banana è pratica comune per mantenere fertilità e ombreggiamento. In Uganda operano anche alcune aziende di medie e grandi dimensioni, soprattutto nelle aree centrali.
I metodi di trasformazione impiegati e i relativi profili sensoriali includono:
Profili in tazza: le Arabiche (es. Bugisu AA, Nile Gold) sono apprezzate per acidità brillante e complessità aromatica — agrumi, bacche, frutti a nocciolo con chiusure talvolta “vinose”. I Robustas offrono tazze dense e terrose, con note di cioccolato, nocciola e affumicate, crema persistente e struttura robusta. Alcuni Robustas d’alta quota mostrano morbidezza e finezza crescenti.
Processi di lavorazione: si applicano sia il metodo lavato (wet-milling) sia il naturale (essiccazione al sole). I lavati — in particolare le Arabiche del Monte Elgon — tendono a esprimere acidità pulita e note floreali-fruttate; i naturali (es. Rwenzori) risultano più confetturati, con aromi di bacca e corpo ricco. Processi honey o pulped-natural (diffusi a Bugisu) mantengono parte della mucillagine, bilanciando dolcezza e acidità per caffè netti e strutturati.
Classificazione e certificazioni: l’Uganda applica standard rigorosi su calibrazione e difetti. Molte cooperative conseguono certificazioni volontarie (ad es. biologico, Fairtrade, Rainforest Alliance, UTZ), rassicurando importatori e torrefattori sugli standard qualitativi e socio-ambientali.
Il settore beneficia di fattori naturali e di iniziative pubblico-private:
Clima e suoli: la posizione equatoriale consente produzioni quasi continue; le piogge regolari e i suoli vulcanici (Elgon, Rwenzori) creano condizioni ideali per caffè sia voluminosi sia di alta qualità. La diversità di microclimi aumenta la resilienza produttiva.
Politiche e programmi: il caffè è centrale nel Piano nazionale di sviluppo (NDP III). L’Uganda Coffee Development Authority (UCDA) guida una roadmap per qualità e volumi, con l’obiettivo dichiarato di avvicinare la produzione a ≈ 20 milioni di sacchi entro il 2030. Programmi come Operation Wealth Creation hanno distribuito milioni di piantine; il Ministero dell’Agricoltura offre prestiti agevolati e assistenza tecnica in campo. Formazione in cupping, igiene post-raccolta e conformità a normative internazionali (ad es. EUDR) migliora l’accesso ai mercati specialty.
Tracciabilità e sostenibilità: cooperative come ACPCU, Bukonzo e Ankole aggregano i piccoli produttori per l’export e gestiscono certificazioni e tracciabilità digitale — alcune usando soluzioni blockchain. Molte aziende sono geolocalizzate e sottoposte a controlli (umidità, calibrazione, cupping) prima dell’esportazione; pratiche sostenibili comprendono fertilizzanti organici e alberi d’ombra.
Nonostante manchi uno sbocco marittimo, l’Uganda ha una rete logistica efficiente:
Corridoi di trasporto: merci via corridoio nord (Kampala → Mombasa, Kenya) o centrale (Dar es Salaam, Tanzania). La rotta nord è spesso la più rapida — un container 20′ da Kampala a Mombasa può costare intorno a 1.200 USD (≈ 0,09 USD/kg). Miglioramenti infrastrutturali riducono i tempi di transito; gli esportatori usano contratti FCA (consegna a Kampala).
Rete di commercio: oltre 100 esportatori autorizzati, 34 stabilimenti di classificazione, circa 900 stazioni di sgusciatura e centinaia di centri di raccolta permettono vendite durante tutto l’anno. L’UCDA pubblica report giornalieri e mensili per supportare le decisioni dei trader.
Accesso preferenziale ai mercati: lo status di paese meno avanzato offre agevolazioni come il regime Everything-But-Arms (EBA) per l’UE e l’idoneità AGOA per gli USA; l’appartenenza a COMESA e alla Comunità dell’Africa orientale facilita il commercio regionale.
Europa — Principale destinazione (≈ 64–67% delle esportazioni): forte domanda per specialty e lotti certificati; Italia, Germania, Regno Unito e paesi scandinavi sono buyer rilevanti.
Asia — Crescita rapida (≈ 19%): Giappone, Cina e Corea del Sud mostrano interesse sia per il solubile sia per i specialty.
Medio Oriente — Aumento della domanda premium; il posizionamento sostenibile e halal-friendly dell’Uganda è un valore aggiunto.
Nord America — Quote minori (~4%) ma mercato specialty che premia tracciabilità e impatto sociale, pagando premi significativi per lotti etici.
L’Uganda combina scala produttiva e qualità: il sistema “doppia filiera” permette di rifornire contemporaneamente i mercati commodity (Robusta ad alto volume) e quelli specialty (Arabica di quota). Il supporto strategico dell’UCDA e le iniziative pubbliche-private, unitamente al miglioramento delle infrastrutture e all’accesso preferenziale ai mercati, hanno rafforzato la reputazione del paese. Per importatori e torrefattori che cercano varietà, tracciabilità e sostenibilità, l’Uganda rappresenta oggi un partner affidabile.
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